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venerdì 30 novembre 2007

Uzzano no al capannone- Metropoli 30/11/2007

giovedì 29 novembre 2007

COMUNICATO STAMPA CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE

Nei giorni scorsi la stampa si è occupata nuovamente dello Scandalo di Greve in Chianti con la colata di cemento di 98.086 metri cubi nel “Piano di Fazio”, “Spineto” e la “Paurosa”.

Il Comune di Greve in Chianti informa che la variante è diventata esecutiva con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana avvenuta la settimana scorsa.

Voglio ricordare alcune cifre illuminanti:

Piano di Fazio:

- Residenze in linea 24.392 metri cubi

- Residenze in Villini 7.787 metri cubi

- Servizi e Direzionale 6.230 metri cubi

- Commerciale 1.440 metri cubi

“La Paurosa”:

- Laboratori artigiani 18.780 metri cubi

- Residenze in Villini 6.457 metri cubi

“Spineto”:

- Laboratori artigiani 33.000 metri cubi

________________________

Totale 98.086 metri cubi

Trattasi di una variante fatta “ad hoc” non per bonificare una vasta zona di Greve in Chianti ma per una precisa scelta del Sindaco e della Giunta del Comune di Greve in Chianti.

Io in Consiglio Comunale avevo proposto la realizzazione di un Parco Pubblico attrezzato da mettere a disposizione di tutta la popolazione residente e soprattutto dei bambini.

Altra proposta la realizzazione di un campus dove trasferire tutte le attività scolastiche di Greve in Chianti: La scuola Media, la Scuola elementare e la scuola per l’infanzia oltre al parco pubblico.

Perché ??????? E’ necessario costruire altri 120 appartamenti a Greve Capoluogo, dal momento che quelli recentemente costruiti sono invenduti ? ????????

Questa è la più grande, la più mostruosa variante realizzata nel dopoguerra, non solo a Greve in Chianti ma in tutti i Comuni del Chianti fiorentino e senese.

Con una stima prudenziale “l’operazione” urbanistica ha aumentato il valore dei terreni di ben 21.023.250 Euro, oltre 42 miliardi di vecchie lire.

Il costo medio delle costruzioni a Greve in Chianti si aggira sui 4.500 euro a mq. L’intervento è in zona di notevole pregio ed il prezzo di vendita non sarà certamente inferiore ai 5.000 Euro al mq.

Verranno costruiti ben 21.399 mq.

Un “affare” da 96.295.500 di euro. Un “affare” da 192 miliardi di vecchie lire.

PERCHE ??????????

Mi risulta che il Sindaco Marco Hagge ne abbia parlato in una riunione del Partito Democratico e che si sia scontrato violentemente con l’ex Sindaco Saturnini e in tanti ci sia molta freddezza nei confronti di questo provvedimento.

Mi risulta inoltre che il Sindaco avrebbe dovuto portare questo provvedimento in una assemblea popolare che avrebbe dovuto svolgersi il 6 Novembre scorso. Poi non ne ha fatto di nulla.

Chiedo l’intervento della Regione Toscana, dei partiti politici sensibili ad “una nuova qualità della vita”, di Italia Nostra, del WWF, di Legambiente, della Fondazione per la Tutela del Teritorio del Chianti Classico e di tutte le Associazioni ambientaliste e di quanti hanno a cuore il bellissimo paesaggio di Greve e del Chianti.

Sarebbe davvero assurdo che si arrivasse ad una silenziosa approvazione e alle relative costruzioni mentre la stragrande maggioranza della popolazione è assolutamente contraria.

Giuliano Sottani

Capogruppo Consiliare “Buongoverno & Sviluppo”

Comune di Greve in Chianti

mercoledì 28 novembre 2007

Costituzione del Coordinamento dei Comitati toscani per la difesa del territorio

Preambolo

a) I Comitati non si pongono come avversari delle Istituzioni, né di quelle locali né di quelle centrali. Al tempo stesso chiedono che le Istituzioni si pongano nei loro confronti con lo stesso spirito. Questa seconda cosa, invece, è accaduta meno frequentemente della prima. E’ necessario riequilibrare il rapporto, rendendo al tempo stesso il confronto meno formale e più sostanziale.

b) I Comitati si affiancano alle grandi organizzazioni ambientaliste nazionali, non le rimpiazzano e non fanno loro concorrenza. E’ anzi prevedibile e programmabile una zona anche ampia di sovrapposizione. Ove le organizzazioni ambientaliste, o loro sezioni locali, o loro singoli componenti, decidano di far parte dei Comitati e dei loro Organi di coordinamento, la cosa va considerata non solo possibile, ma auspicabile.

Dieci punti

1) L’ambiente, il territorio, il paesaggio, i beni culturali rappresentano in Italia in questa fase una vera emergenza nazionale, forse la vera emergenza nazionale. E’ a rischio un patrimonio secolare, anzi millenario. Questo, oltre a fattori d’ordine antropologico e politico, riflette forse anche una mutazione nei caratteri strutturali dei capitali d’investimento in Italia: nell’aggressione all’ambiente si manifesterebbe anche una distorsione economica di grande peso, cui corrisponde la costruzione di un ormai consolidato blocco d’interessi, che ruota intorno all’edilizia e, più in generale, ai processi di distruzione dell’ambiente. Speculazione edilizia, problemi della salute e della vivibilità, salvaguardia dell’eredità culturale, s’intrecciano ormai in un nodo indistricabile, che va affrontato nel suo complesso ovunque, dall’alto e dal basso, dal centro e dalla periferia.

2) Perché l’emergenza, come l’esperienza dei Comitati dimostra, esplode proprio in Toscana, regione in passato più salvaguardata di altre? La Toscana è un bene prezioso, in cui gli investimenti tendono a moltiplicarsi proprio per il valore aggiunto che essa garantisce al capitale speculativo. Inoltre, la sua tradizione civile giustifica la vastità e la diffusione delle reazioni, di cui l’esistenza dei Comitati è la prova vivente. La violenza dell’attacco, testimoniata dalle decine e decine di casi documentabili, si spiega con la sommatoria di queste tre cause: a) Anche in Toscana, come in altre zone d’Italia, s’è formato quel blocco d’interessi (tra spinte reali e bisogni, politica e affari), di cui in precedenza s’è parlato; b) In molte amministrazioni locali si manifestano una sostanziale inadeguatezza rispetto alle problematiche sollevate da questa nuova situazione sociale ed economica, miopia e indifferenza nei confronti di un modello di sviluppo più sano ed equilibrato, sordità verso qualsiasi richiamo ragionevole ad imboccare una strada meno distruttiva; c) L’inadeguata presenza di una vasta e radicata cultura (politica) ambientalista, che coinvolga al tempo stesso amministratori e amministrati, politici e società civile. Sembra lecito dunque parlare di una “Toscana in bilico”:in bilico tra un glorioso passato e un avvilente futuro. “In bilico” significa anche che il disastro annunciato non si è ancora compiuto: esistono le condizioni e le forze per combatterlo.

3) Nel processo di definizione delle possibilità, dei compiti, degli obiettivi del Coordinamento, è necessario innanzi tutto procedere ad una chiara definizione e registrazione dei Comitati esistenti, che preluda ad una loro pubblicizzazione al di là del raggio talvolta breve entro cui molti di loro hanno finora operato. Questa operazione di autoriconoscimento è condizione necessaria per passare alle fasi successive e al tempo stesso di per sé un elemento di forza.

4) Il Coordinamento è un’organizzazione a rete, in cui ognuno dei comitati conserva la propria autonomia per quel che riguarda forme, pratiche e obbiettivi del proprio intervento. Il Coordinamento ha lo scopo di: a) dare maggiore forza a ciascuno dei singoli interventi; b) mettere in comune un patrimonio di esperienze e conoscenze; c) promuovere grandi iniziative comuni; d) aver maggior peso all’interno della società civile; e) essere interlocutori più credibili nei confronti delle Istituzioni locali e centrali. La struttura organizzaztiva, che il coordinamento si dà, serve a rendere possibile ognuno di questi obiettivi, ed eventualmente tutti essi insieme.

5) Il secondo obbiettivo, dopo quello dell’autoriconoscimento e della registrazione, consiste nel realizzare una mappa integrale degli scempi, dei disastri, degli ecomostri realizzati in Toscana. Questa mappa costituisce la condizione irrinunciabile di qualsiasi processo di denuncia efficace e al tempo stesso di qualsiasi ipotesi propositiva. Questo punto coincide dunque con la proposta, ventilata da più parti, di costituire un “Osservatorio toscano” permanente, in grado di realizzare un controllo senza smagliature sull’intero territorio.

6) A questa tappa logicamente segue (e da un certo momento in poi si affianca) una strategia di carattere preventivo: tenere sotto controllo il territorio prima che gli interventi siano realizzati, anzi, prima che siano decisi. Ciò richiede la capacità tecnico-disciplinare e soprattutto la capacità militante di filtrare anzitempo tutte le decisioni dei Consigli comunali, Provinciali e Regionale, e, più in generale, il dibattito urbanistico, territoriale e produttivo di ogni comparto della Toscana. E’ evidente che, in uno stadio più maturo, questo costituirebbe l’interfaccia strategica del previsto “Osservatorio toscano”: quella che interviene positivamente sui problemi della programmazione e della pianificazione.

7) Perché queste linee operative prendano corpo e si affermino, è necessaria una grande battaglia culturale, volta a conquistare la società civile a questo punto di vista e a questo orientamento. Strumenti, metodi e contenuti di questa battaglia andranno studiati con grande attenzione. Ma si può dire fin d’ora che la costituzione del Coordinamento ne costituisca la premessa, anzi il primo momento.

8) Nel giro di due-tre mesi è da prevedersi un intervento dimostrativo in tutte le su forme (documentario, mediatico e di massa militante) su di una delle situazioni di crisi, il più possibile contraddistinta dai caratteri della gravità e dell’emergenza.

9) Non appena conclusa la prima fase organizzativa il Coordinamento presenterà il proprio programma e una prima sommaria lista delle proprie iniziative alle Istituzioni Regionali, e al Ministero dei BB. CC., al Ministero dell’Ambiente, al Ministero delle Infrastrutture.

10) Il primo sbocco sistematico dell’insieme di ricostruzioni, analisi, progetti sarà un Convegno regionale sul territorio toscano, da tenersi o poco prima o poco dopo l’estate. Questo convegno di denuncia e progetto, che metta insieme, per intendersi schematicamente, i punti 5 e 6 di questa proposta, dovrà approdare alla definizione di una nuova carta geografica del territorio toscano, studiata e divisa non secondo le più tradizionali ripartizioni amministrative, ma secondo le più sostanziali problematiche ambientali e territoriali.

martedì 27 novembre 2007

Mappa Della Pericolosità Idrogeologica variante AP8 da http://www.provincia.fi.it/sit/cartogr.htm


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http://www.provincia.fi.it/sit/cartogr.htm

Gallo Nero


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lunedì 26 novembre 2007

Lettera alle redazioni



Gentile Direttore,
ci rivolgiamo a Lei per segnalare l’ennesima questione paesaggistica ambientale che riguarda il Comune di Greve in Chianti. Già non bastavano le pesanti questioni relative al termovalorizzatore di Testi e alla variante del Pian di Fazio, per dubitare che ormai ci siano solo gli interessi di carattere puramente economico ad esercitare la mobilitazione dell’intera classe politica e gestionale del territorio.
Ad avvalorare questa triste tesi, bisogna annoverare l’improvvisa concessione a variante del piano strutturale extraurbano di Greve di un’area cosiddetta “particolare in territorio agricolo a bassa produttività”. Il disegno in atto per la variante denominata “A.P.8”, prevede la costruzione di un impianto di 5.500 mq, più l’estensione di altri 600 mq di uffici annessi, per la lavorazione e la conservazione dei salumi di un ramo di produzione di una nota macelleria locale.
Tale concessione, oltre a non contemplare a dovere alcun impatto ambientale, contrasta sotto vari punti di vista con la stessa natura dell’area in questione, sia per metratura che per i principi seguenti. Innanzitutto, non si capisce bene il motivo per il quale l’intero consiglio comunale abbia approvato all’unanimità un’opera di queste dimensioni, quando nella variante del Pian di Fazio, la zona di Spineto veniva individuata già come idonea al nuovo insediamento misto artigianale. Tra l’altro non è stato considerato che in alternativa nel territorio comunale esistono impianti e zone già adibite alla lavorazione artigianale e industriale. La stessa relazione urbanistica relativa alla variante “A.P.8”, non chiarisce in maniera dettagliata lo sviluppo preciso del nuovo insediamento. Il progetto, partendo dalla descrizione sopra fatta, si amplierà fino a diventare un vero e proprio punto di vendita commerciale, ma non è spiegato in nessun modo come potrà essere gestita la futura viabilità, che inevitabilmente subirà un incremento di flusso di mezzi pesanti, in una zona già nota come scenario di numerosi incidenti.
Pur presentando un grado di vulnerabilità alto per rischio alluvioni, data dalla vicinanza di un borro in congiunzione con il fiume Greve, la relazione geologica avalla inoltre la condizione di fattibilità per un parziale interramento della struttura, per mezzo di scavi di sbancamento in zona classificata provincialmente ad elevata pericolosità idrogeologica. Non è altresì comprensibile come a livello volumetrico, l’autorizzazione comunale permetta allo stesso richiedente della variante “A.P.8”, nonché già proprietario del terreno agricolo in questione, di edificare in maniera continua e progressiva, considerato anche la recente comparsa di grandi stalle e altri annessi agricoli nella medesima tenuta. Non è per caso che dietro questi ultimi insediamenti sorti dal niente nella valle sottostante il Castello di Uzzano, si celi uno spostamento successivo dei macelli? In tal caso, la relazione urbanistica purtroppo non offre alcuna indicazione valida, ma è altrettanto documentato che i progetti per il Pian di Fazio e la richiesta di altri esercenti, portino di fatto a una nuova ricollocazione degli stessi.
Qualora fosse davvero in atto un progetto del genere, forse l’amministrazione comunale si è dimenticata del tutto di considerare la realizzazione di una nuova rete fognaria di scarico adeguata, e di tracciare alla propria cittadinanza una valutazione generale di quelle che saranno le emissioni prodotte dalla nascita del nuovo impianto. Peccato che la realtà dei fatti strida parecchio con quanto deliberato e concesso ad hoc. Ai limiti del conflitto d’interesse e della decenza, giunta e opposizione hanno votato all’unanimità una delibera che ad oggi non è stata esposta nelle bacheche comunali come da regolamento. La risposta è che molti cittadini ad oggi ignorano del tutto l’esistenza di un’ulteriore variante al piano strutturale e urbanistico del loro paese. Inoltre, rispetto alla variante del Pian di Fazio, Spineto e La Paurosa, alla quale sono stati concessi 60 giorni per le osservazioni, alla variante “A.P.8” ne sono stati concessi soltanto 45!
Domanda: non risulta sospetta tanta segretezza e fretta, visto e considerato che la burocrazia nel Comune di Greve, che stenta ad attenersi alle leggi nazionali in materia di accesso agli atti, ostacola perfino la richiesta di un comune cittadino a recuperare un estratto catastale?

domenica 25 novembre 2007

La strategia del Gallo




Sulla valorizzazione e promozione del patrimonio culturale paesaggistico del Chianti.

Il consiglio comunale di Greve in Chianti è troppo preso dalla smania di costruire un centro abitato sempre più grande più ricco e produttivo da non vedere quale è la vera sfida che la contemporaneità ci pone nell’era della globalizzazione.
Ci sarebbe da chiedersi quale è il miglior modo di valorizzare un territorio così particolare e prezioso ma allo stesso modo molto fragile come è il chianti.
Forse l’amministrazione comunale a deciso che quello che serve a questo territorio è il turismo di massa, le targhe alterne, il trasporto massiccio di merci su gomma,
i prodotti discount i prodotti a basso costo provenienti dall’oriente e dai paesi dell’est?
O forse la cementificazione selvaggia, la speculazione edilizia che rende ancora più instabile un equilibrio idrogeologici già difficile?
Noi che abitiamo nella terra del Gallo Nero crediamo il marchio di qualità sia quello che può preservare e rendere sempre più competitivo il nostro territorio.

Un Marchio per la preservazione delle risorse paesaggistiche come fonte di ricchezza.
Un marchio della qualità dell’aria e dell’acqua per la salute dei suoi cittadini.
Un marchio di efficienza dei mezzi di trasporto pubblici che disincentivino l’uso dei mezzi privati.
Un marchio che garantisce la qualità dei prodotti autoctoni.
Un marchio per l’arte e la cultura che ci colleghi i maniera organica alle città storico artistiche adiacenti come Firenze e Siena.

Purtroppo le varianti al piano strutturale detta pian di Fazio, Spineto e la Paurosa e la fantomatica AP8 riguardante la zona adiacente a Montecalvi, San Piero, Castello di Uzzano, approvate recentemente dal consiglio comunale di Greve in Chianti sembrano in maniera anacronistica non tenere conto di tutto questo.
Nella smania di progresso cieco e a tutti i costi sembrano non essersi accorti di chi ne pagherà conseguenze che come sempre saranno i cittadini che in pochi anni si vedranno defraudati della loro principale fonte inestimabile di ricchezza che è la bellezza e la qualità del territorio.