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mercoledì 28 novembre 2007

Costituzione del Coordinamento dei Comitati toscani per la difesa del territorio

Preambolo

a) I Comitati non si pongono come avversari delle Istituzioni, né di quelle locali né di quelle centrali. Al tempo stesso chiedono che le Istituzioni si pongano nei loro confronti con lo stesso spirito. Questa seconda cosa, invece, è accaduta meno frequentemente della prima. E’ necessario riequilibrare il rapporto, rendendo al tempo stesso il confronto meno formale e più sostanziale.

b) I Comitati si affiancano alle grandi organizzazioni ambientaliste nazionali, non le rimpiazzano e non fanno loro concorrenza. E’ anzi prevedibile e programmabile una zona anche ampia di sovrapposizione. Ove le organizzazioni ambientaliste, o loro sezioni locali, o loro singoli componenti, decidano di far parte dei Comitati e dei loro Organi di coordinamento, la cosa va considerata non solo possibile, ma auspicabile.

Dieci punti

1) L’ambiente, il territorio, il paesaggio, i beni culturali rappresentano in Italia in questa fase una vera emergenza nazionale, forse la vera emergenza nazionale. E’ a rischio un patrimonio secolare, anzi millenario. Questo, oltre a fattori d’ordine antropologico e politico, riflette forse anche una mutazione nei caratteri strutturali dei capitali d’investimento in Italia: nell’aggressione all’ambiente si manifesterebbe anche una distorsione economica di grande peso, cui corrisponde la costruzione di un ormai consolidato blocco d’interessi, che ruota intorno all’edilizia e, più in generale, ai processi di distruzione dell’ambiente. Speculazione edilizia, problemi della salute e della vivibilità, salvaguardia dell’eredità culturale, s’intrecciano ormai in un nodo indistricabile, che va affrontato nel suo complesso ovunque, dall’alto e dal basso, dal centro e dalla periferia.

2) Perché l’emergenza, come l’esperienza dei Comitati dimostra, esplode proprio in Toscana, regione in passato più salvaguardata di altre? La Toscana è un bene prezioso, in cui gli investimenti tendono a moltiplicarsi proprio per il valore aggiunto che essa garantisce al capitale speculativo. Inoltre, la sua tradizione civile giustifica la vastità e la diffusione delle reazioni, di cui l’esistenza dei Comitati è la prova vivente. La violenza dell’attacco, testimoniata dalle decine e decine di casi documentabili, si spiega con la sommatoria di queste tre cause: a) Anche in Toscana, come in altre zone d’Italia, s’è formato quel blocco d’interessi (tra spinte reali e bisogni, politica e affari), di cui in precedenza s’è parlato; b) In molte amministrazioni locali si manifestano una sostanziale inadeguatezza rispetto alle problematiche sollevate da questa nuova situazione sociale ed economica, miopia e indifferenza nei confronti di un modello di sviluppo più sano ed equilibrato, sordità verso qualsiasi richiamo ragionevole ad imboccare una strada meno distruttiva; c) L’inadeguata presenza di una vasta e radicata cultura (politica) ambientalista, che coinvolga al tempo stesso amministratori e amministrati, politici e società civile. Sembra lecito dunque parlare di una “Toscana in bilico”:in bilico tra un glorioso passato e un avvilente futuro. “In bilico” significa anche che il disastro annunciato non si è ancora compiuto: esistono le condizioni e le forze per combatterlo.

3) Nel processo di definizione delle possibilità, dei compiti, degli obiettivi del Coordinamento, è necessario innanzi tutto procedere ad una chiara definizione e registrazione dei Comitati esistenti, che preluda ad una loro pubblicizzazione al di là del raggio talvolta breve entro cui molti di loro hanno finora operato. Questa operazione di autoriconoscimento è condizione necessaria per passare alle fasi successive e al tempo stesso di per sé un elemento di forza.

4) Il Coordinamento è un’organizzazione a rete, in cui ognuno dei comitati conserva la propria autonomia per quel che riguarda forme, pratiche e obbiettivi del proprio intervento. Il Coordinamento ha lo scopo di: a) dare maggiore forza a ciascuno dei singoli interventi; b) mettere in comune un patrimonio di esperienze e conoscenze; c) promuovere grandi iniziative comuni; d) aver maggior peso all’interno della società civile; e) essere interlocutori più credibili nei confronti delle Istituzioni locali e centrali. La struttura organizzaztiva, che il coordinamento si dà, serve a rendere possibile ognuno di questi obiettivi, ed eventualmente tutti essi insieme.

5) Il secondo obbiettivo, dopo quello dell’autoriconoscimento e della registrazione, consiste nel realizzare una mappa integrale degli scempi, dei disastri, degli ecomostri realizzati in Toscana. Questa mappa costituisce la condizione irrinunciabile di qualsiasi processo di denuncia efficace e al tempo stesso di qualsiasi ipotesi propositiva. Questo punto coincide dunque con la proposta, ventilata da più parti, di costituire un “Osservatorio toscano” permanente, in grado di realizzare un controllo senza smagliature sull’intero territorio.

6) A questa tappa logicamente segue (e da un certo momento in poi si affianca) una strategia di carattere preventivo: tenere sotto controllo il territorio prima che gli interventi siano realizzati, anzi, prima che siano decisi. Ciò richiede la capacità tecnico-disciplinare e soprattutto la capacità militante di filtrare anzitempo tutte le decisioni dei Consigli comunali, Provinciali e Regionale, e, più in generale, il dibattito urbanistico, territoriale e produttivo di ogni comparto della Toscana. E’ evidente che, in uno stadio più maturo, questo costituirebbe l’interfaccia strategica del previsto “Osservatorio toscano”: quella che interviene positivamente sui problemi della programmazione e della pianificazione.

7) Perché queste linee operative prendano corpo e si affermino, è necessaria una grande battaglia culturale, volta a conquistare la società civile a questo punto di vista e a questo orientamento. Strumenti, metodi e contenuti di questa battaglia andranno studiati con grande attenzione. Ma si può dire fin d’ora che la costituzione del Coordinamento ne costituisca la premessa, anzi il primo momento.

8) Nel giro di due-tre mesi è da prevedersi un intervento dimostrativo in tutte le su forme (documentario, mediatico e di massa militante) su di una delle situazioni di crisi, il più possibile contraddistinta dai caratteri della gravità e dell’emergenza.

9) Non appena conclusa la prima fase organizzativa il Coordinamento presenterà il proprio programma e una prima sommaria lista delle proprie iniziative alle Istituzioni Regionali, e al Ministero dei BB. CC., al Ministero dell’Ambiente, al Ministero delle Infrastrutture.

10) Il primo sbocco sistematico dell’insieme di ricostruzioni, analisi, progetti sarà un Convegno regionale sul territorio toscano, da tenersi o poco prima o poco dopo l’estate. Questo convegno di denuncia e progetto, che metta insieme, per intendersi schematicamente, i punti 5 e 6 di questa proposta, dovrà approdare alla definizione di una nuova carta geografica del territorio toscano, studiata e divisa non secondo le più tradizionali ripartizioni amministrative, ma secondo le più sostanziali problematiche ambientali e territoriali.

1 commento:

Paolo ha detto...

Note sull’esercizio del governo e il controllo del territorio comunale, ovvero: i cittadini di serie A e i cittadini di serie B.

Chi sono le forze, i soggetti politici e “non”, che hanno diritto, o meglio se lo arrogano, di decidere che cosa fare del nostro territorio?

Evidentemente qualcuno c’è e non servirà andare lontano per scovare la rete di relazioni sotterranee che s'intesse nelle nostre amministrazioni comunali.

Come giustificare altrimenti la visione riduttiva con cui si trattano i sentiti temi di politica ambientale o di edilizia, per citarne solo alcuni, nella nostra regione?

Si deve banalmente intenderla come la lotta degli opposti tra speculatori o proprietari disposti a tutto e i soliti ambientalisti?

Diciamo che nel bel paese, ancora per poco, della cuccagna, molti vogliono sfruttare il proprio più o meno grande fazzoletto di terra per ottenere aree edificatorie per l’edilizia privata, trasformando miracolosamente terreni agricoli in aree particolari, in aree produttive o in aree di prossima e futura denominazione, naturalmente tutto "per il nostro bene".

Quali possono essere i mezzi che adopera chi possiede terreni agricoli e vuole trasformarli in aree edificabili per provare ad imporre i propri “interessi”?

La speculazione edilizia esiste, ma a rigor di logica basterebbe dire di no e far osservare le leggi. I veri responsabili si muovono in quella aliquota non piccola, ma efficiente o si potrebbe pure dire specializzata, di politici, soprattutto quelli locali, tecnici del comune e di altre istituzioni pubbliche che riescono a varare progetti nonostante la protezione civile e istituzioni preposte a valutazioni ambientali neghino la fattibilità; e continuando la nostra lista di professionisti autonomi, quali geometri, architetti ed ingegneri o avvocati, che ordiscono le menzogne che rendono possibile l’occupazione e la costruzione in aree e luoghi non adatti a sostenere l’impatto di nuove realizzazioni. Sono tanti, sono troppi coloro che ci uccidono attraverso lo sciacallaggio ambientale elaborando e adottando varianti accondiscendenti oppure promuovendo e votanndo condoni che sanano tutto quello che non si poteva fare.

La risposta?


Paolo