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lunedì 26 novembre 2007

Lettera alle redazioni



Gentile Direttore,
ci rivolgiamo a Lei per segnalare l’ennesima questione paesaggistica ambientale che riguarda il Comune di Greve in Chianti. Già non bastavano le pesanti questioni relative al termovalorizzatore di Testi e alla variante del Pian di Fazio, per dubitare che ormai ci siano solo gli interessi di carattere puramente economico ad esercitare la mobilitazione dell’intera classe politica e gestionale del territorio.
Ad avvalorare questa triste tesi, bisogna annoverare l’improvvisa concessione a variante del piano strutturale extraurbano di Greve di un’area cosiddetta “particolare in territorio agricolo a bassa produttività”. Il disegno in atto per la variante denominata “A.P.8”, prevede la costruzione di un impianto di 5.500 mq, più l’estensione di altri 600 mq di uffici annessi, per la lavorazione e la conservazione dei salumi di un ramo di produzione di una nota macelleria locale.
Tale concessione, oltre a non contemplare a dovere alcun impatto ambientale, contrasta sotto vari punti di vista con la stessa natura dell’area in questione, sia per metratura che per i principi seguenti. Innanzitutto, non si capisce bene il motivo per il quale l’intero consiglio comunale abbia approvato all’unanimità un’opera di queste dimensioni, quando nella variante del Pian di Fazio, la zona di Spineto veniva individuata già come idonea al nuovo insediamento misto artigianale. Tra l’altro non è stato considerato che in alternativa nel territorio comunale esistono impianti e zone già adibite alla lavorazione artigianale e industriale. La stessa relazione urbanistica relativa alla variante “A.P.8”, non chiarisce in maniera dettagliata lo sviluppo preciso del nuovo insediamento. Il progetto, partendo dalla descrizione sopra fatta, si amplierà fino a diventare un vero e proprio punto di vendita commerciale, ma non è spiegato in nessun modo come potrà essere gestita la futura viabilità, che inevitabilmente subirà un incremento di flusso di mezzi pesanti, in una zona già nota come scenario di numerosi incidenti.
Pur presentando un grado di vulnerabilità alto per rischio alluvioni, data dalla vicinanza di un borro in congiunzione con il fiume Greve, la relazione geologica avalla inoltre la condizione di fattibilità per un parziale interramento della struttura, per mezzo di scavi di sbancamento in zona classificata provincialmente ad elevata pericolosità idrogeologica. Non è altresì comprensibile come a livello volumetrico, l’autorizzazione comunale permetta allo stesso richiedente della variante “A.P.8”, nonché già proprietario del terreno agricolo in questione, di edificare in maniera continua e progressiva, considerato anche la recente comparsa di grandi stalle e altri annessi agricoli nella medesima tenuta. Non è per caso che dietro questi ultimi insediamenti sorti dal niente nella valle sottostante il Castello di Uzzano, si celi uno spostamento successivo dei macelli? In tal caso, la relazione urbanistica purtroppo non offre alcuna indicazione valida, ma è altrettanto documentato che i progetti per il Pian di Fazio e la richiesta di altri esercenti, portino di fatto a una nuova ricollocazione degli stessi.
Qualora fosse davvero in atto un progetto del genere, forse l’amministrazione comunale si è dimenticata del tutto di considerare la realizzazione di una nuova rete fognaria di scarico adeguata, e di tracciare alla propria cittadinanza una valutazione generale di quelle che saranno le emissioni prodotte dalla nascita del nuovo impianto. Peccato che la realtà dei fatti strida parecchio con quanto deliberato e concesso ad hoc. Ai limiti del conflitto d’interesse e della decenza, giunta e opposizione hanno votato all’unanimità una delibera che ad oggi non è stata esposta nelle bacheche comunali come da regolamento. La risposta è che molti cittadini ad oggi ignorano del tutto l’esistenza di un’ulteriore variante al piano strutturale e urbanistico del loro paese. Inoltre, rispetto alla variante del Pian di Fazio, Spineto e La Paurosa, alla quale sono stati concessi 60 giorni per le osservazioni, alla variante “A.P.8” ne sono stati concessi soltanto 45!
Domanda: non risulta sospetta tanta segretezza e fretta, visto e considerato che la burocrazia nel Comune di Greve, che stenta ad attenersi alle leggi nazionali in materia di accesso agli atti, ostacola perfino la richiesta di un comune cittadino a recuperare un estratto catastale?

1 commento:

nath77 ha detto...

Per quanto ancora dovremo far finta di avere i prosciutti sugli occhi per non vedere lo scempio ambientale che il comune di Greve sta attuando con precisione e costanza infallibile?
Paesaggio e prospettive misurabili con le righe e con le accette: a sinistra vediamo un bel borgo medievale, 3 cm più a destra, villini che si moltiplicano in una sorta di mitosi edilizia, 2 cm più sotto colline sradicate per incassarci un po’ di cemento con la scusa che possa sostenere la collina franosa e via dicendo.
Da quando in qua il paesaggio è qualcosa di valutabile sulle distanze delle mappe catastali? In quale paese può esistere una cecità così bieca e ottusa da poter pensare che varcato il confine di un edificio a vincolo paesaggistico, di un’area tutelata come bene paesaggistico, diciamo a soli 500 metri – o forse1 km di distanza si possano riversare quintali di cemento e continuare ingenuamente e con tanto di benevolenza per i propri cittadini a pensare che tutto ciò non infligga un pesante impatto ambientale, indelebile al nostro orizzonte?
Le nostre colline non sono un grafico su cui progettare nel bianco di una pagina abitazioni che non occorrono, ad un Comune che avrebbe bisogno di diverso tempo prima di riuscire a mettere in vendita i mostri progenitori di questo scempio.
Tutto per il nostro bene.
Stranamente il diffondersi di comitati, petizioni e associazioni sul territorio non sembra ancora dare a pensare ai nostri arguti governatori, così convinti di intrattenere un dialogo fruttuoso con i propri cittadini.
Cosa succederà da qui a qualche anno quando il cemento avrà annullato il verde dei prati e dei boschi trasformando la realtà in un modellino grigio e opaco, le polveri dell’inceneritore della Sacci avranno fatto ammalare i nostri figli e non ci daranno più da bere un buon vino rosso o se ancora il già frequente razionamento dell’acqua sarà all’ordine del giorno? Parcheggi e parcheggi, zone industriali che fagocitano quelle artigianali e viceversa in una battaglia persa in partenza.
Ma i prosciutti per gli occhi non ci mancheranno, anzi, appositamente in virtù di questa sentita necessità (continuare a non vedere per la classe dirigente e il bisogno di far finta di non vedere per sopportare tutto questo) maiali da tutto il mondo o da stalle autogeneranti tra i boschi, si sacrificheranno a questo scopo nella minuta azienda, o meglio ramo d’azienda di soli 6160 mq che sorgerà con un’altezza imperante di 7 metri (di cui diversi naturalmente semi-interrati, come se ciò non fosse cemento e come se ciò non provocasse lo sbancamento di un’area ad eleverà pericolosità idrogeologica), in una delle poche vallate ancora intatte in prossimità di Greve.